L’Europa contro la fibra Killer grazie all’Agenda Onu 2030

L’amianto è un materiale fibroso usato per realizzare migliaia di prodotti di uso industriale e civile come piccoli elettrodomestici e tessili per i lavoratori, per pannelli di cemento-amianto (Eternit), cartoni o prodotti a spruzzo per la coibentazione (isolamento termico) di tetti, fabbriche, navi e treni, per rivestire tubi, caldaie, turbine. Le fibre di amianto, estremamente flessibili, sono resistenti alle temperature elevate, all’azione di agenti chimici e all’azione meccanica. Inoltre, i minerali di amianto sono relativamente diffusi in natura e il loro basso costo, unito alle caratteristiche peculiari, ne ha favorito un’ampissima diffusione fin dall’antichità. In Italia, per quanto l’uso sia stato bandito a partire dal 1992, lo troviamo ancora in circolazione, soprattutto nell’edilizia privata e pubblica, dalle caldaie ai tetti. Fino a che non lo si tocca, l’amianto non rappresenta un effettivo pericolo per la salute. Il rischio si ha nel momento della manutenzione, quando si rimuove o quando si deteriora spontaneamente, poiché si possono liberare le fibre, potenzialmente inalabili. Il problema attuale è la sicurezza di lavoratori del settore che devono sapere come maneggiarlo e smaltirlo senza provocare effetti dannosi per la salute. Inoltre, va considerato che quasi tutti i manufatti impiantistici, prima del 1992, venivano isolati termicamente con l’amianto per renderli ignifughi e per fornire maggior resistenza termica, per cui lo si può ritrovare anche in strumenti agricoli, manufatti meccanici di automobili, o macchinari nel mondo dello spettacolo. 
 
 
La sorveglianza ha permesso di mettere in luce anche casi di mesotelioma maligno in caso di esposizione non occupazionale, ma ambientale. Tra i 15.845 casi di mesotelioma registrati tra il 1993 e il 2008, l’esposizione alle fibre di amianto è stata indagata per 12.065 individui (76,1%), identificando 530 persone (4,4%) con esposizione familiare (si trattava di persone che vivevano con un soggetto esposto professionalmente), 514 (4,3%) con esposizione ambientale all’amianto (persone che vivevano vicino a fonti di inquinamento da amianto e non sono mai stati esposti professionalmente) e 188 (1,6%) esposti attraverso hobby o altre attività ricreative. I casi dovuti all’esposizione ambientale sono principalmente legati alla presenza di stabilimenti dell’industria del cemento-amianto (Casale Monferrato, Broni, Bari), alle attività di costruzione e riparazione navale (Monfalcone, Trieste, La Spezia, Genova) e alla contaminazione del suolo (Biancavilla, comune siciliano). L’inquinamento da amianto al di fuori dei luoghi di lavoro, dunque, contribuisce significativamente al carico delle malattie asbesto-correlate, suggerendo la necessità di prevenire le esposizioni e di discutere su come affrontare i diritti di risarcimento per i casi indotti di mesotelioma maligno.
 
 La mortalità per mesotelioma in età avanzata è associata a esposizione occupazionale soprattutto negli uomini. I decessi precoci, invece, sono verosimilmente riferiti ad esposizioni avvenute in età pediatriche e, pertanto, non ci si aspetta una differenza sostanziale tra i due generi. Questa ipotesi trova conferma nei dati del Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM). Uno studio su 16.458 casi di mesotelioma registrati sul periodo 1993-2012, per i quali si dispone di informazioni sull’esposizione all’amianto, mostra un rapporto uomini/donne 9 volte più alto in casi di esposizione professionale, rispetto a casi con esposizione ambientale. Monitorare la mortalità precoce per mesotelioma, rappresenta uno strumento di sorveglianza epidemiologica in aree con documentata contaminazione da amianto, consentendo anche di individuare aree a rischio non ancora note. Le evidenze sull’impatto sanitario delle esposizioni all’amianto dovrebbero essere utilizzate per favorire promozione e prevenzione nei paesi dove l’impiego è ancora diffuso, a causa dell’assenza di normative adeguate. Particolare attenzione andrebbe data ai bambini che subiscono esposizioni ambientali, anche lavorative, a causa dello sfruttamento minorile.
 
 
 
Dal 1 luglio 2025 tutti gli Stati membri dell’Unione Europea avranno dovuto provvedere all’eliminazione dei “prodotti” di amianto (Regolamento UE 2016/1005). L’eradicazione delle malattie amianto-correlate rientra tra le priorità “ambiente e salute” dell’OMS per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.
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