ono passati trent’anni da quanto, il 27 marzo 1992, è stata approvata la legge che ha vietato l’utilizzo e la produzione di manufatti contenenti amianto. La legge 257/92 ha anticipato di 13 anni il divieto emanato dall’Unione Europea, rendendo l’Italia un esempio per i paesi dove l’amianto è ancora in uso. Il lavoro da fare resta ancora molto: anche nel nostro paese, nonostante gli ultimi 30 anni di divieti, le passate esposizioni e l’amianto residuo, ancora presente, rimangono un problema di salute pubblica. In occasione dell’evento Amianto e Salute: priorità e prospettive nel trentennale del bando in Italia, tenutosi il 24 marzo al Ministero della Salute, gli esperti hanno fatto il punto sulla situazione attuale.
Le più recenti stime indicano che ogni anno nel mondo muoiono circa 230.000 persone per malattie correlate all’amianto. Tutte le tipologie di amianto sono cancerogene per l’uomo e causano principalmente il mesotelioma, neoplasia rara che colpisce il mesotelio, ovvero il sottile tessuto che riveste gran parte degli organi interni. La forma più frequente è quella che interessa la pleura, il mesotelio che riveste i polmoni e la parete interna del torace. Il periodo di latenza, ossia il tempo che intercorre tra l’esposizione all’amianto e la comparsa del mesotelioma, è molto lungo, circa 40-50 anni. Il rischio cresce all’aumentare della durata dell’esposizione e della quantità di fibre di amianto inalata. L’esposizione all’amianto aumenta anche il rischio di sviluppare tumore del polmone, della laringe e dell’ovaio. Oltre a queste neoplasie, può insorgere anche l’asbestosi, malattia polmonare causata dall’inalazione di polvere di asbesto (amianto), che causa respiro affannoso e riduzione della resistenza allo sforzo.
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